martedì 11 dicembre 2007

Certo, certissimo, anzi... probabile

Certo, certissimo, anzi... probabile, di Marcello Fondato (1969) Racconto di Dacia Maraini, Sceneggiatura di Marcello Fondato Con Claudia Cardinale, Catherine Spaak, Robert Hoffmann, Nino Castelnuovo, John Philip Law, Lino Banfi, Aldo Giuffrè, Alberto Lionello, Francesco Mulè, Antonio Sabato Musica: Carlo Rustichelli Fotografia: Alfio Contini (110 minuti) Rating IMDb: 3.2
Giuliano
Un film molto piacevole, scorrevole, che all’epoca della sua uscita provocò un piccolo scandalo per la libertà dei costumi che vi veniva mostrata, una libertà che forse non è così scontata nemmeno oggi. E’ un film dove si scherza piacevolmente sulla voce roca di Claudia Cardinale (che viene assunta come telefonista, pensa un po’) e dove si vedono angoli di Roma poco usuali, forse oggi scomparsi, molto ben fotografati. Le protagoniste femminili sono due, Claudia Cardinale e Catherine Spaak: si divertono e fanno divertire, come tutto il resto del cast. Guardando il film, e guardando tutti gli attori, viene spontaneo pensare che dev’essere stato piacevole lavorare su questo set. La Cardinale somiglia un po’ alla Thandie Newton di “L’assedio”, la Spaak ha una parrucca rossa come Rossella Falk.
Gli uomini sono Robert Hoffmann (all’epoca famoso come Robinson Crusoe di una fortunatissima serie tv), Nino Castelnuovo, John Phillip Law, Antonio Sabato: tutti molto popolari all’epoca. Notevoli anche i piccoli ruoli, interpretati da grandi attori che visibilmente si divertono un mondo: Alberto Lionello è il capo delle telefoniste, Aldo Giuffré si fa fare la manicure da Catherine Spaak, ed è un piacere anche rivedere Francesco Mulé (storico doppiatore di cartoni animati) mentre fa la prova psicotecnica a Claudia Cardinale.

Ciò che fa bello il film di Fondato è la ripresa: i colori, la vita vera, Roma e gli attori resi come se fossero qui vicini a noi. Mai vista la Cardinale ripresa così al naturale, idem per la Spaak. E poi i maschi fanno lavori veri, tappezziere, imbianchino, rappresentante (rispettivamente: Castelnuovo, Law, Hoffmann), e non sono i soliti falsi avvocati, professionisti e studenti dei soliti film. Anche la Spaak fa la manicure e parrucchiera, e la Cardinale lavora come telefonista, per di più precaria.
E’ anche un film parla di omosessualità, e lo fa con finezza rara, rara anche oggi (scandalosa per l’epoca, perché trattata con la stessa naturalezza e la semplicità che accompagnano ogni altra scena del film). Dal punto di vista puramente narrativo, la definirei però una svolta discutibile: perché l’apparire di un tema serio, in un film leggero e giocato sul “così come viene”, sul modello di “Zazie nel métro” di Louis Malle, appare piuttosto forzato; ma tutto sommato ci può anche stare.
La storiellina alla base del film, poco più di un pretesto, è questa: due amiche vanno a vivere insieme per risparmiare; una (Claudia Cardinale) cerca marito perché crede nelle storie serie, l’altra (Catherine Spaak) le porta via tutti i possibili fidanzati. Quando la prima si sposa, scopre però che il marito (Nino Castelnuovo), così bello e così innamorato, aveva avuto una lunga relazione omosessuale. Quando il vecchio amore del marito torna, è giocoforza tirarsi da parte: e i due uomini partono insieme per un lungo giro del mondo in barca a vela. Le ragazze, nuovamente sole, restano sulla banchina del porto, mentre la stampa intervista i due innamorati che stanno per salpare per mari lontani; ed è una sensazione buffa, ma sembra quasi di rivedere l’inizio di “La regola del gioco” di Jean Renoir: tutt’altro film, ma di sicuro Fondato non poteva non averlo visto.
P.S. L'inesistenza in rete di immagini del film mi consente di mettere tre immagini di Claudia Cardinale, Catherine Spaak e Dacia Maraini, quest'ultima fotografata col padre e la madre nel 1940 in Giappone. (s)